Lamezia Terme (CZ)

Luigi Lepore Ristorante

a cura di Vincenzo Attanasio

Location/Ubicazione

Il ristorante si trova all’interno di un palazzo del XIX secolo a Nicastro, nel cuore di Lamezia Terme. Nel pieno centro storico della città calabrese, circondato da una miriade di piccoli locali dove si svolge la movida lametina.

Il locale

Superata la grande porta a vetri, la storicità del luogo si trasforma in un ambiente minimal. Una piccola zona d’ingresso laddove Stefania, la sorella dello chef ti accoglie con stile ed eleganza, fa da anticamera a due sale dalle pareti e della volta “materiche”. Bianco e grigio, calce e sabbia, sono i colori che s’incrociano in un ambiente senza fronzoli.

I tavoli di legno massello intarsiato, a vista, privi di tovagliato rendono subito l’idea di una cucina sofisticata ma legata tenacemente al proprio territorio. Un ambientazione di grande effetto, con alte boiserie alle pareti, un grande specchio leggermente retrò, ricordo dei boschi, del mare e dei laghi di Calabria. Solo 21 posti, così da far vivere un’esperienza d’assaggio inedita in totale comfort ad ogni ospite.

Cucina e Piatti

La cucina di Luigi Lepore è contemporanea e concreta, il suo menu “sbalordisce il palato” ed evoca i ricordi di un’infanzia in cui, per chi è nato in terra di Calabria, è impossibile non riconoscersi. L’innovazione risiede nella sua metodologia, nelle tecniche con cui maneggia le materie prime, vero scrigno dell’identità di una regione ancora non sufficientemente esplorata neppure da chi la abita. I menù stagionali non perdono mai questa connotazione. Se disponibili è d’obbligo assaggiare il “Bao alla sardella e arancia” e il Tacos con polvere di peperoncino”. I primi piatti diventano un’esperienza interattiva quando il maître Alfredo Manzoni ci invita in cucina a “impiattare” i “bottoni ripieni di fave, spuma di pecorino e limone”, che lasciano poi il posto al “Ricordo di una Stroncatura”, impossibile da dimenticare, piatto quasi sempre disponibile sulla carta. I secondi di carne e pesce non sono da meno. Da provare assolutamente l’agnello, servito con carciofi, sardella e cagliata di latte, in un continuo interscambio tra passato e presente.

I dolci, realizzati assieme al pastry chef Federico Cari, altro membro della cucina giovane e preparatissima del ristorante, sono un’esplosione, intrattengono, fanno ridere di gusto e per il gusto, come la rivisitazione de le Grezze nella loro confezione originale. Il dessert a base di timo, limone, nocciole e caffè, chiude il pasto e diventa un saluto che non può che essere un entusiastico “arrivederci”.

La cantina e altro

La carta dei vini dà largo spazio a vini autoctoni e biologici. Non un caso che la guida Michelin gli riconosce il giusto spazio.

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