19-20 Settembre | 24-25 Ottobre | 12-13 Novembre 2025
Lo scopo del corso è quello di fornire ai partecipanti gli strumenti per utilizzare i restauri parziali (intarsi e..
Ricordo ancora la prima volta che ho scoperto questo angolo di Firenze, uno tra i più nascosti della città, malgrado sia attorniato dalle vie dello shopping e a due passi dal Duomo, Palazzo della Signoria e dalla Galleria degli Uffizi. L’ingresso del Santa Elisabetta non è banale, si trova nell’omonima piazzetta, unica e accogliente.
Il Santa Elisabetta si trova al primo piano della torre bizantina, da cui si gode della vista su un affascinante scorcio della città. La sala è speciale avendo una forma circolare con pareti in pietra, oltre che particolarmente riservata contenendo solo sette tavoli, ha finiture di pregio che rimandano ad una sobria eleganza.
Una delle mie esperienze più interessanti e non perché il Santa Elisabetta vanti ben 2 Stelle Michelin, ma per la cucina dello Chef Rocco De Santis che si concentra sull’essenziale. Ed è ciò che preferisco: ogni piatto gioca su un unico ingrediente centrale, a cui ruotano intorno altri due o tre prodotti in un sorprendente gioco di sapori a fargli da supporto. Le proposte spesso vivono di piacevoli contrasti: tra acidità e dolcezza, tra cotto e crudo, tra sapidità e leggerezza. Il risultato è un menù poliedrico, frutto di un concentrato di tecnica, idee sempre nuove, esperienza e contaminazioni di usi e tradizioni che vanno dalla sua terra d’origina, la Campania, a declinazioni orientali. Le proposte di pesce che lo Chef ama tenere sempre in menù sono, per iniziare: Il Gambero Rosso crudo, Panzanella all’agro, Caviale e zuppetta di Olive di Nocellara. Tra i primi spiccano: I Bottoni, ovvero Pasta cotta fondente in farcia di Provola, Bietola e guazzetto di “Inzimino”. Ma anche I Cappelletti … ricordo della Domenica: Cappelletti di Ricotta di Bufala, intensità di ragù Napoletano. Tra i secondi: Piccione ai carboni, Cavolo nero, mela Annurca, Pastinaca; oltre che La Triglia in crosta di pane allo zafferano 2015.
All’interno, una vera chicca: il Museo della Pagliazza, un museo privato che conserva reperti rinvenuti durante il restauro della torre e un calidarium di origine romana, oggi incastonato nelle fondamenta. Qui, è inoltre possibile ammirare frammenti di epoca romana e una collezione del rinascimento di ceramiche di Montelupo.
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